“Pane nero” con carbone vegetale. Dario Dongo: “Basta con la confusione”

L’imprecisione nell’informazione produce un doppio danno. Spaventa i consumatori e annichilisce gli operatori impegnati nell’innovazione. Interpellato sul caso dei panificatori pugliesi denunciati per avere impiegato carbone vegetale nel pane, così osserva Dario Dongo, avvocato esperto in diritto alimentare e fondatore del portale Great Italian Food Trade e di FARE (Food and Agriculture Requirements), società di consulenza alle imprese agroalimentari. 

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Avvocato Dongo, cosa è il carbone vegetale?

Il carbone vegetale, detto anche ‘nero vegetale’, è una forma di carbone finemente suddiviso, ottenuto mediante attivazione a vapore di materie prime di origine vegetale carbonizzate. Si tratta dunque di una sostanza organica naturale, derivata dalla decomposizione del legno in assenza di combustione. Viene impiegato come ingrediente salutista o come colorante.

Il Corpo forestale pugliese contesta ai panificatori la frode per avere usato il carbone vegetale quale colorante alimentare, sostenendo che sia vietato dalla normativa. Ma il ministero della Salute dice il contrario. Come stanno le cose?

La normativa europea in tema di additivi, aromi ed enzimi (reg. CE n. 1333/2008, reg. UE n. 1129/2011) qualifica il carbone vegetale come colorante (E 153) e ne ammette l’utilizzo in diversi alimenti, nonché la vendita diretta, per gli scopi e usi culinari suggeriti.

Il carbone è quindi ammesso come colorante del pane?

Il colorante è pacificamente ammesso nell’Unione Europea in una ampia gamma di alimenti, come i formaggi stagionati arancione, giallo e di colore biancastro, la pasta di pesce e crostacei, i crostacei precotti, il pesce affumicato e vari prodotti da forno, tra i quali non figura il pane propriamente detto bensì i suoi sostitutivi, categoria abbastanza generica e ampia da prevedere tutta una serie di impieghi su prodotti ‘nuovi’. La normativa europea sugli additivi non impedisce che si possa usare il carbone vegetale nella preparazione di pane per uso domestico, ne limita l’impiego sui prodotti commercializzati con la denominazione ‘pane’, ma lo ammette in tutti i prodotti ‘sostitutivi del pane”, quali ad esempio grissini, cracker, gallette, friselle, taralli, fette biscottate, etc.

I consumatori non hanno ancora capito se il pane nero al carbone vegetale sia pericoloso o salutare. Cosa devono concludere?

In base a tutti i sufficienti elementi di identificazione, caratterizzazione ed esposizione del rischio, l’uso del carbone vegetale quale colorante non presenta criticità. Non rilascia sostanze di natura tossicologica ed è considerato perfettamente sicuro, al punto da venire addirittura ammesso in una ampia gamma di integratori alimentari ritualmente notificati al Ministero della Salute. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), a seguito di apposita valutazione scientifica, ha concluso che il carbone vegetale (E 153) utilizzato come colorante negli alimenti non presenta problemi di sicurezza (a condizione che gli idrocarburi policiclici aromatici eventualmente residuati nell’additivo siano inferiori a 1,0 μg/kg).

E la tesi che sia benefico è fondata?

La Commissione europea ha approvato un’indicazione sulla salute relativa al carbone vegetale: ‘Il carbone attivo contribuisce alla riduzione dell’eccessiva flatulenza post-prandiale‘. Tale notizia può venire impiegata nell’informazione commerciale (etichette, cartelli sui punti vendita, pubblicità anche su internet e social network) ‘solo per un alimento che contiene 1g di carbone attivo per porzione quantificata. L’indicazione va accompagnata dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione di 1g almeno 30 minuti prima del pasto e di 1g subito dopo il pasto’ (reg. UE n. 432/2012).

(Redazione)



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