- 28/06/2017
- Postato da: Marta
- Categoria: Notizie
Il CETA, Comprehensive Economic and Trade Agreement tra il Canada da un lato, l’UE e i suoi Stati membri dall’altro ambisce a e stabilire relazioni economiche ‘privilegiate’ tra sedicenti partner strategici. Sulla base di ipotetici ‘valori e interessi comuni’.
In linea teorica dovrebbero crearsi nuove opportunità per il commercio e gli investimenti tra le due sponde dell’Atlantico grazie a un migliore accesso ai reciproci mercati. Oltreché a norme rafforzate in materia di scambi commerciali per gli operatori economici. Le fonti ufficiali prevedono una crescita degli scambi di beni e servizi in misura del 22,9% (ca. € 26 miliardi). L’Italia, ottavo fornitore (per CAN$ 7,3 miliardi) e tredicesimo
mercato di destino per il Canada, potrebbe forse a sua volta trarre qualche beneficio.
L’Accordo limiterà in ogni caso la potestà legislativa degli Stati aderenti, fatto salvo un residuo di sovranità su alcuni servizi pubblici precisamente elencati (es. approvvigionamento idrico, sanità, servizi sociali, istruzione) e dando la facoltà agli Stati membri di decidere quali servizi desiderano mantenere universali e pubblici e se sovvenzionarli o privatizzarli in futuro.
Il CETA consta di 365 articoli e 17 allegati, i quali ultimi attengono a questioni tecniche e aspetti normativi. Le disposizioni riguardano il trattamento nazionale e l’accesso al mercato, le misure di difesa commerciale, gli ostacoli tecnici agli scambi, le misure sanitarie e fitosanitarie, i servizi doganali, il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali, i servizi finanziari e quelli di trasporto marittimo. Il trattato si occupa anche di commercio elettronico, politica della concorrenza, imprese e appalti pubblici, proprietà intellettuale, ambiente. Oltreché di trasparenza e risoluzione delle controversie.
Una disgrazia per il Made in Italy, a umile avviso di chi scrive, per le ragioni già esposte.
Dario Dongo e Bruno Nobile