Corretta alimentazione e obesità infantile: mozione M5S

Alla Camera nella seduta del 6 dicembre 2016, all’ordine del giorno dei lavori dell’Assemblea risultava iscritta la discussione delle mozioni Massimiliano Bernini (Movimento 5 Stelle) ed altri n. 1-00744 e Tartaglione (PD) ed altri n. 1-01296, concernenti iniziative per promuovere una corretta alimentazione e, in particolare, per prevenire l’obesità infantile.

Essendo state presentate le mozioni Brignone (Misto – Alternativa Libera) e altri n. 1-01440; Rondini (Lega Nord) e altri n. 1-01441; Vargiu (Misto – Civici e Innovatori) e altri 1-01442; Nicchi (Sinistra Italiana) e altri n. 1-01443 e Binetti (Misto – UDC) e altri n. 1-01444 vertenti su materia analoga a quella trattata dalle mozioni già iscritte all’ordine del giorno, queste sono ultime state svolte congiuntamente alle prime.

La mozione M5S

Delle sette mozioni, in quest’occasione, si presterà attenzione a quella presentata dal rappresentante del M5S, cui va dato atto di avere costantemente mantenuto alta l’attenzione sulle razionali scelte alimentari da fare a tutela della salute, purché la produzione non comprometta l’ambiente.

È ovvio che quello di una corretta alimentazione sia problema complesso e di non facile soluzione, tante sono le variabili indipendenti e interconnesse delle quali tener conto: organizzazione sanitaria, educazione scolastica e familiare, ambiente, prodotti del territorio, import ed export, pressioni esercitate dai gruppi di interesse, pubblicità, reddito, ecosistemi, distribuzione. E l’elenco potrebbe continuare. Tuttavia non fuorviati dallo slogan “tutto e subito”, può affermarsi che qualcosa è stato fatto e altro ancora è fattibile. Valga, a titolo significativamente esemplificativo, la testimonianza dell’azione condotta da gruppi responsabili per dissuadere l’impiego dell’olio di palma nei prodotti alimentari, tant’è che, in crescendo, il consumatore legge di buon grado sulle confezioni: palm oil free o no palm oil.

Pandemia obesità

Nel dibattito parlamentare che ha fatto seguito alla presentazione delle richiamate mozioni, Chiara Gagnarli ha illustrato la 1-00744.

È esperienza comune che sovrappeso e obesità1, grave disordine nutrizionale del nostro Paese in particolare, e del mondo occidentale, in generale (tanto da parlarsi di pandemia), riguardino fasce sempre più ampie di popolazione, costituendo un vero e proprio allarme sociale. Preoccupa soprattutto l’obesità infantile per le patologie a essa collegate e che aumenta le difficoltà del Servizio Sanitario Nazionale per i costi per l’assistenza sempre più alti.

Alcune significative cifre che la Gagliardi ha espressamente richiamato: ad oggi 3,5 milioni di bambini hanno il diabete di tipo 2, tipicamente associato, fino a pochi anni fa, all’età avanzata. Come non bastasse, 13,5 milioni di under diciassette oppongono resistenza all’insulina, cioè una condizione di prediabete, 24 milioni sono affetti da ipertensione e 33 milioni da steatosi epatica.

Come contrastare il fenomeno

Le cause dell’obesità vanno ricercate soprattutto nell’alimentazione scorretta e nella sedentarietà. La mozione pentastellata intende coinvolgere tutti quelli che possono concorrere a contrastare l’obesità. Il primo appello è rivolto all’industria alimentare, decisiva nella formulazione dei prodotti: azione non disgiunta da un marketing responsabile, con attenzione particolare rivolta soprattutto ai bambini e agli adolescenti.

Peraltro né il Codice di autoregolamentazione TV e minori, né la legge n. 122 del 19982, né la legge Gasparri3, né il Codice del consumo, hanno dettato disposizioni specificamente rivolte alla regolamentazione della pubblicità dei prodotti alimentari. Vi sono tuttavia delle normative dell’Unione europea che definiscono principi, parametri minimi e disposizioni specifiche a tutela dei minori. I provvedimenti adottati dalle nostre Istituzoni non si sono mai preoccupati dei danni, derivanti dalla proposizione mediatica di modelli alimentari scorretti, a bambini e adolescenti.

Zucchero e distributori automatici

Prosegue la Gagnarli: su quest’aspetto di marketing, ma anche su standard alimentari, si concentrano le proposte del M5S, e sulla diffusione dei distributori automatici, che richiede una regolamentazione più rigida, soprattutto nei luoghi frequentati da bambini.

Quanto allo zucchero, l’OMS stabilisce un tetto massimo del 5 per cento di zucchero al giorno per un uomo che consumi 2.000-2.500 calorie; in Italia, invece, le raccomandazioni italiane introdotte dal Ministero della salute indicano di contenere il consumo di zuccheri semplici, siano essi naturalmente presenti negli alimenti o siano essi aggiunti, nell’ambito del 15 per cento del fabbisogno.

Nella mozione s’impegna il Governo:

1) a promuovere una campagna di sensibilizzazione per mezzo di specifici spot sui principali organi di stampa e/o con pubblicità progresso in tv per indicare i valori di una sana alimentazione, ossia di un’alimentazione che fornisca in abbondanza tutto quello di cui si ha bisogno ma al contempo riduca le calorie, con minor presenza di grassi e zuccheri, con l’obiettivo di evitare che la piaga dell’obesità si estenda in modo irreversibile;

2) a chiedere ai grandi produttori di alimenti per la colazione e merenda di collaborare alla significativa riduzione della quota di zucchero saccarosio fruttosio e sciroppo di glucosio e fruttosio contenuto negli alimenti messi in commercio, ridimensionando l’utilizzo di farine e cereali raffinati, oltre che di grassi saturi;

3) a intervenire, anche assumendo iniziative a livello normativo, per porre dei limiti all’utilizzo di zucchero (saccarosio, fruttosio e sciroppo di glucosio e fruttosio) contenuto negli alimenti messi in commercio nel territorio italiano;

4) ad assumere iniziative normative affinché nelle confezioni dei prodotti destinati ai più giovani e nelle bevande zuccherate siano riportate etichette o scritte che indichino il rischio di obesità associato al consumo squilibrato dello zucchero (saccarosio, fruttosio e sciroppo di glucosio e fruttosio) in esso contenute;

5) ad assumere iniziative normative per limitare l’associazione di gadget agli alimenti per colazione e merende chiaramente riservate ai più piccoli;

6) a dare piena ed esaustiva applicazione al regolamento (UE) n. 1169/20114 al fine di garantire che i consumatori siano adeguatamente informati sugli alimenti che consumano;

7) a intraprendere iniziative di carattere informativo, oltre che normative, volte a disincentivare presso i produttori l’utilizzo dell’olio di palma o palmisto come ingrediente nelle preparazioni alimentari, in vista di una sostituzione con oli che non siano nocivi per la salute e per l’ambiente e che incentivino altresì le economie nazionali e i settori agricoli interessati (olio di semi di girasole, olio d’oliva, e altro);

8) a sostenere e a promuovere presso le competenti sedi unionali proposte normative finalizzate a eliminare a lungo termine i TFA (trans fats) dalla filiera alimentare dell’Unione europea, tramite l’introduzione di un’etichettatura obbligatoria relativa al contenuto di TFA o tramite un limite giuridico imposto sul contenuto dei TFA industriali in tutti i prodotti alimentari;

9) a sostenere e a incoraggiare, presso le scuole e gli istituti di formazione, nell’ambito della sfera di propria competenza, progetti didattici legati all’educazione alimentare, intesa come conoscenza dei prodotti, delle etichette, della provenienza degli alimenti, della pericolosità del cibo e delle bevande con scarso apporto nutrizionale, del corretto consumo, del contrasto allo spreco, dello stile di vita attivo, nonché dell’importanza dei prodotti tipici, biologici, a chilometro zero e chilometro utile, per accrescere negli studenti il senso di responsabilità sociale, verso la propria salute e l’ambiente, nonché il rispetto della biodiversità, in quanto conoscenze imprescindibili;

10) ad assumere iniziative per garantire, in tutte le mense pubbliche o convenzionate – la cui gestione ricade nelle competenze dello Stato, comprese quelle scolastiche – un’adeguata alternativa di menù privi di alimenti di origine animale, al fine di tutelare coloro i quali assumono questa scelta alimentare e potrebbero essere esclusi dalla fruizione del servizio pubblico;

11) ad adottare iniziative per incentivare, nei bandi di gara per gli appalti pubblici di servizi e forniture di prodotti destinati alla ristorazione collettiva, l’utilizzo dei prodotti agroalimentari e agroalimentari ecologici, provenienti, ove possibile, da filiera corta a chilometro utile.

Respinti i punti 3, 4, 7

La mozione posta ai voti è stata accolta, con il beneplacito del Governo, eccetto i punti 3, 4 e 7: il rappresentante dell’Esecutivo ha sostenuto che gli impegni ivi richiesti che attengono a materie che riguardano anche relazioni e regolamentazioni comunitarie. Impegni che il Governo ovviamente in questo momento non può assumere in maniera netta, pur valutando che siano cose molto importanti.

Due considerazioni

Il precedente Governo, ber bocca del Vice ministro Olivero, aveva attaccato con durezza la campagna, a suo dire, criminalizzante l’olio di palma (v. punto 7 della mozione di che s’è trattata), ipotizzando con non poca fantasia l’esistenza di un complotto: figurarsi!

In secondo luogo l’attuale Esecutivo sembra nato con il fiato corto per avere tempo e volontà di occuparsi di queste questioni di carattere sanitario ancorché tutt’altro che trascurabili e in preoccupante espansione.

Bruno Nobile

1 L’acronimo BMI (Body Mass Index: indice di massa corporea), altrimenti noto come Indice di Quetelet, è, pur entro certi limiti, un indicatore funzionale per valutare il peso corporeo di un soggetto in relazione ad un peso ritenuto ideale: peso forma. Il BMI si ottiene dividendo il peso (espresso in chilogrammi) per l’altezza (in metri) al quadrato del soggetto in esame. Esemplificando, se una persona pesa 80 Kg ed è alta 175 centimetri il suo BMI è pari a: 80 / (1.75×1.75) = 26,12 Kg/m2. Gli indici sono questi, riferiti rispettivamente a BMI e condizione fisica: <16,5: grave magrezza. 16.6–18,49: sottopeso. 18,5–24,99: normopeso. 25-29,99: sovrappeso. 30-34,99: obesità classe I (lieve); 35-39,99: obesità classe II (media); > 40: obesità classe III (grave).

2 Legge 30 aprile 1998, n. 122: Differimento di termini previsti dalla legge 31 luglio 1997, n. 249, relativi all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nonché norme in materia di programmazione e di interruzioni pubblicitarie televisive.

3 Legge 3 maggio 2004, n. 112: Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI-Radiotelevisione italiana S.p.a., nonché delega al Governo per l’emanazione del testo unico della radiotelevisione.

4 Regolamento (UE) N. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione.



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